A Catania 110 anni fa nasceva uno dei maggiori fisici italiani del XX secolo, Ettore Majorana. Formatosi nel gruppo del più celebre Enrico Fermi, tra i padri della bomba atomica, allora definiti i "ragazzi di via Panisperna", Majorana contribuì allo studio del nucleo atomico e delle interazioni tra le particelle che lo compongono.
La sua fama però non è dovuta ai suoi, pur notevolissimi, studi di fisica, ma alla misteriosa scomparsa avvenuta il 27 marzo 1938 dopo essersi imbarcato su un traghetto da Palermo a Napoli. Fu Leonardo Sciascia, inarrivabile scrittore siciliano, a portare all'attenzione del grande pubblico questa storia nel 1975 con la pubblicazione del libro "La scomparsa di Majorana".
Da allora la vicenda ha interessato tantissime persone, persino la trasmissione televisiva "Chi l'ha visto". Ci sono una lunga serie di ipotesi, le più disparate. Secondo Sciascia si ritirò in un monastero calabrese fuggendo dal mondo, secondo altri autori si eclissò per la via di una sua presunta omosessualità, per altri morì come un senzatetto a Roma negli anni '90. Nessuno prende minimamente in considerazione l'ipotesi, così banale, che sia davvero scomparso, magari cadendo in mare, durante il viaggio sul traghetto quel 27 marzo del 1938.
Abbiamo anche una verità giudiziaria: secondo la procura di Roma, che ha provveduto a svolgere una serie di indagini chiuse nel 2015, Ettore Majorana riparò a Valencia in Venezuela dove fu riconosciuto nel 1955 come un tale che si faceva chiamare signor Bibi. Le fotografie coinciderebbero.
Anche in questo caso resterebbe comunque ignoto il movente che lo spinse alla fuga. L'unica cosa che è certa in questa vicenda è che la notorietà nella società moderna non permette oblio e neanche di morire in santa pace!
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